Foto di Filippo Armellin
La mobilia che viene spostata da una vecchia abitazione a una nuova e gli oggetti accumulati di cui non riusciamo a privarci, sono spiati da Luana Perilli mentre conversano con lo spazio.
Si muovono pensando di essere soli, cercando di scrollarsi l’inutilità che le mani di chi li possiede ha impresso loro. Gli oggetti si agitano al ritmo di Monteverdi in modo goffo e inespresso, nonostante cerchino di scampare dal marchio dell’inutile, sono e rimarranno “strumenti-macchina celibi impossibilitati a riprodursi”.
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